– Tutelate solo le strutture esistenti, aprite il mercato –
Via libera a maggioranza, con l’astensione dei consigliere dei consiglieri grillini, ai regolamenti attuativi della legge sulle Rsa, le strutture territoriali che si occupano di riabilitazione e di assistenza alle persone non autosufficienti. La partita però non è chiusa, perché già da giorni numerosi esponenti di maggioranza e opposizione stanno facendo pressing sull’assessore al Welfare, Totò Ruggeri; il tentativo è di far rientrare dalla finestra ciò che la legge – per l’intervento di Palazzo Chigi – ha eliminato, ovvero una classificazione flessibile che avrebbe consentito ad alcune strutture di svolgere – nei fatti – una attività di tipo strettamente sanitario.
La battaglia riguarda ad esempio i criteri di accreditamento e l’individuazione del fabbisogno, da cui dipende la possibilità o meno di consentire l’ingresso a nuovi operatori. Ma anche, come detto, il tipo di attività che è possibile svolgere nelle diverse tipologie di strutture, alcune delle quali reclamano la possibilità di avvicinarsi all’assistenza sanitaria sulla base degli investimenti fatti negli anni. Non secondario il tema delle tariffe, che per il momento la Regione non ha toccato e che vede contrapposte le varie organizzazioni di settore.
Tra i più critici c’è il capogruppo di Forza Italia, Nino Marmo: “Alcune disposizione predisposte alla Giunta regionale – ha detto – puntano a chiudere il mercato e la platea di chi potrebbe esercitare l’attività in Puglia e provocherebbero certamente una mera di ricordi e richieste di risarcimento danni la Regione”. Marmo ha presentato una serie di emendamenti tecnici che verranno esaminati dall’assessorato. Stessa cosa hanno fatto i grillini Marco Galante e Mario Conca, da cui è arrivata un’astensione. “Abbiamo presentato diverse osservazioni per migliorare il regolamento, ad esempio chiedendo che le Rsa per disabili siano differenziate dalle comunità socio-riabilitative, perché si basano su caratteristiche diverse. Così com’è ora il regolamento – incalzano – vengono tutelate solo le strutture esistenti e più grandi a discapito della libertà di iniziativa economica e soprattutto della concorrenza, che in tale settore certamente condurrebbe ad un innalzamento della qualità dei servizi da ciascun gestore”.
Critiche arrivano anche da alcuni operatori. “Il regolamento regionale sull’assistenza residenziale e semiresidenziale ai soggetti non autosufficienti – secondo Antonio Perruggini, presidente dell’associazione Welfare a Levante – favorisce le strutture già accreditate, penalizzando realtà che con grande sforzo, lavorando in regime privato e senza alcuna compartecipazione pubblica, garantiscono medesimi livelli di assistenza in favore di disabili e anziani non autosufficienti”.